Il buon Sant’Eligio

Sarei profondamente dispiaciuto se i fabbricanti, distributori ed utenti di porte e serrature, sempre tesi ad ottimizzare costi e guadagni, dimenticassero le parole della Bibbia: " Non di solo pane vive l'uomo ..... ".

I nostri padri sapevano bene che ogni attività umana è bene sia tutelata da una santo protettore ed i fabbri e serraturieri da molto tempo hanno eletto a loro protettore Sant'Eligio (588 - 659 DC). A questo santo vorrei dedicare una breve illustrazione, proprio per ricordare a tutti gli operatori del settore che non si vive solo di serramenti ed accessori.

 

Il buon Sant'Eligio

Orafo abilissimo e venerato vescovo, Eligio ha meritato per la sua abilità ed bontà di diventare il patrono dei serraturieri. Fin dalla adolescenza, egli ha manifestato una eccezionale abilità nei lavori in metallo: una sorta di Mozart dei serramenti.

Euchèrio, suo padre, lo affida ad un orafo di talento ed egli si trasferisce, come tanti altri abili giovanotti, a Parigi, dalla sua città natale di Châtelat nel Limousin.

Il tesoriere del re prendere Eligio nella sua officina, perché questo alto funzionario a quei tempi era il principe delle serrature. Il giovane garzone esprime subito la sua abilità e fantasia e presto si presenta la occasione della sua vita.

Il re Clodoveo II vuole avere un trono d'oro, intarsiato da pietre preziose. Il suo tesoriere gli consiglia di avvalersi dell'opera del migliore artigiano, Eligio, della cui opera egli si fa Garante. Eligio riceve, per cominciare a lavorare, una gran quantità di oro: si impegna a fondo e con l'oro ricevuto non realizza un solo trono, ma due.

Il re non sa se ammirare di più la abilità o la onestà di Eligio. Il giovane artigiano gli spiega, con grande semplicità, che egli ha utilizzato una lega di rame, di argento e d'oro, utilizzando un procedimento allora poco conosciuto in Francia, anche tra gli esperti del settore.

Ormai ammesso alla stretta cerchia degli uomini di fiducia del re, che lo ha preso in amicizia, Eligio manifesta la sua bontà d’animo, consultando in ogni momento le sacre scritture ed impegnandosi in opere di carità, come il riscatto degli schiavi e decorando i sepolcri dei maggiori santi di Francia. Il re lo adoperò per pacificare gli irrequieti Bretoni. La sua opera contro la corruzione che inquinava il reame fece si che il re, su suggerimento di altri vescovi, lo nomini vescovo di Noyon (640), e più tardi di Troyes.

I suoi consigli sono quasi di oro puro, tanto la leggenda ne decanta la saggezza.

La sua folgorante carriera non gli far girare la testa, ma al contrario, sempre modesto ed esemplare, egli diventerà santo della Chiesa, onorato e pregato in numerosi luoghi sacri.

Le immagini delle vescovo orafo e fabbro di grandissima bontà si ritrovano spesso nelle vetrate istoriate e nella statuaria sacra.

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Un trono, detto di Dagoberto, è conservato al Cabinet des Monnaies a Parigi, ed è attribuito a Sant’Eligio. Molte monete battute con i nomi dei Clotario, Dagoberto e Clodoveo II portano il suo marchio " Eligii "; un gran numero di re, prima ancora che tutti i serraturieri del mondo occidentale, si sono messi sotto la sua protezione.

Egli viene spesso raffigurato mentre sta mettendo in pratica la sua parte, come nella vetrata di dedicata a Sant'Eligio nella chiesa di santa Maddalena a Troyes.

Con riferimento ad una leggenda che lo riguarda, egli viene anche rappresentato mentre tiene in mano la zampa di un cavallo. Narra infatti la leggenda che, dovendo un giorno ferrare un cavallo particolarmente ombroso, egli staccò la zampa del cavallo, ferrò con tutta calma lo zoccolo, e quindi miracolosamente riattaccò la zampa al cavallo.

Rimane di lui una lettera a San Desiderio, vescovo di Cahors, ed alcune omelie.

A Roma vi sono ben due chiese a lui dedicate:

- una delle più belle ed antiche è la chiesa di Sant'Eligio dei Ferrari, vicino all'arco di Giano. La chiesa è di proprietà della Confraternita dei Ferrari, che la custodisce in condizioni perfette e la apre al pubblico per una messa domenicale. I vari altari laterali sono dedicati alle varie corporazioni che confluivano nella confraternita (spadari, chiodari, cocchieri, serraturieri, ecc.);

- la seconda, chiamata Sant'Eligio degli Orefici, si trova vicino alla estremità occidentale di via del Corso. È una chiesa barocca assai più imponente, che perde però alquanto il raccoglimento caratteristico della prima.

Arrivederci lì una prossima festività cristiana, meglio se il 1 dicembre, appunto a lui dedicato!

 Adalberto Biasiotti

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